NO alla dannosa iniziativa del Gruppo per una Svizzera senza Esercito

NO a costosi divieti per l’AVS e le casse pensione

NO a gravi danni per le PMI e i posti di lavoro

NO alla messa sotto tutela della Banca nazionale da parte della politica

NO a costosi divieti per l’AVS e le casse pensioni

La pericolosa iniziativa del GSsE, attraverso l’imposizione della sua quota rigida, rende più costosi gli investimenti della nostra previdenza per la vecchiaia.

Inoltre, vuole gettare al vento le comprovate strategie d’investimento dei regimi pensionistici statali e professionali. L’AVS e le casse pensioni dovrebbero allineare gli investimenti alla quota rigida fissata dal GSsE e limitarli a singole società. La conseguenza sarebbe una diversificazione insufficiente che aumenterebbe il rischio di investimento (cluster risk). Inoltre, ogni anno migliaia di aziende verrebbero controllate in relazione alla loro vendita di materiale bellico. Lo sforzo amministrativo sarebbe immenso, così come i relativi costi aggiuntivi. I rischi di cluster e i costi amministrativi aggiuntivi andrebbero a ridurre i ricavi. Di conseguenza, le rendite degli svizzeri diventerebbero più incerte, in un momento in cui la nostra previdenza si trova già di fronte a grandi sfide; sarebbe controproducente aggiungere anche divieti burocratici e costosi.

NO al dannoso divieto di finanziamento imposto dal GSsE.

NO a dannose conseguenze per le PMI e i posti di lavoro

La pericolosa iniziativa del GSsE danneggia le PMI e mette a rischio i posti di lavoro.

A causa del rigido divieto di finanziamento, l’iniziativa danneggerebbe la piazza economica svizzera. L’industria svizzera degli armamenti crea posti di lavoro e mandati per le PMI. Questo settore è già strettamente monitorato e le esportazioni sono disciplinate dalle disposizioni della legge sull’esportazione di materiale bellico. È sbagliato e poco pratico designare come «produttori di materiale bellico» tutte le aziende che realizzano una quota fissa del 5% del fatturato con la produzione di materiale bellico. I problemi di delimitazione e gli oneri burocratici peggiorerebbero le possibilità delle aziende svizzere di ottenere finanziamenti. In definitiva, la quota imposta dal GSsE è inadeguata e costerebbe posti di lavoro.

NO al deplorevole divieto di finanziamento del GSsE.

NO al controllo della Banca nazionale da parte della politica

La quota rigida imposta dal GSsE mette sotto tutela la Banca nazionale svizzera.

L’iniziativa introduce dei criteri politici per l’investimento dei fondi della Banca nazionale, mettendo così a repentaglio la sua indipendenza costituzionale. Il compito principale della Banca nazionale è quello di garantire la stabilità del franco svizzero e dovrà rimanere tale anche in futuro. Per far ciò essa deve avere piena capacità d’azione e non essere soggetta a divieti burocratici o a quote arbitrarie che la limitano nelle decisioni d’investimento. Questo sarebbe irresponsabile.

NO al dannoso divieto di finanziamento del GSsE.

L’iniziativa indebolisce l’esercito svizzero

È chiaro che l’obiettivo principale del GSsE sia quello di abolire l’esercito svizzero. Questa non è una novità, anche se il gruppo ha già fallito più volte alle urne con numerose proposte.

Tuttavia, l’obiettivo della nuova iniziativa non è l’abolizione diretta dell’esercito, ma minaccia comunque la sicurezza militare della Svizzera. La crisi causata dalla pandemia di coronavirus ha dimostrato che le catene di rifornimento internazionale possono essere interrotte molto rapidamente. In definitiva, l’esercito svizzero dipende anche dai produttori svizzeri di materiale bellico e dal know-how del settore della sicurezza per garantire l’approvvigionamento in caso di crisi. Non è possibile fare affidamento esclusivamente sulle importazioni di questi tempi.

Con la crisi finanziaria dei produttori di materiale bellico svizzeri e dei loro fornitori, il GSsE metterebbe nuovamente in pericolo la sicurezza militare della Svizzera e del nostro esercito.

NO al dannoso divieto di finanziamento del GSsE.

La pace nel mondo non può realizzarsi attraverso delle rigide quote

Ovviamente tutti auspichiamo un mondo più pacifico. La Svizzera si impegna già in questo senso per molti aspetti. Gli investimenti etici stanno diventando sempre più importanti anche nel settore finanziario. Inoltre, esistono già degli strumenti finanziari che escludono le società produttrici di materiale bellico. In ogni caso, un finanziamento sostenibile richiede liste di esclusione e criteri chiari sui quali gli investitori e i risparmiatori possano effettivamente basare le proprie decisioni.

L’iniziativa del GSsE non renderà il mondo un luogo più sicuro, ma i pensionati saranno indubbiamente più poveri.

In passato il GSsE aveva come obiettivo unicamente l’abolizione dell’esercito. Oggi rischia invece di danneggiare anche l’AVS, le casse pensioni, la Banca nazionale e molte PMI svizzere. L’iniziativa del GSsE è un attacco frontale alla sicurezza sociale, all’occupazione e all’economia.

NO al dannoso divieto di finanziamento del GSsE.